martedì 28 agosto 2012

Il paradosso del risparmio

I microcosmi locali e il macrocosmo globale vivono, nello loro sfere, ciascuno problemi propri, le cui origini però sono comuni nei medesimi processi dei microcosmi locali.
La difficoltà a distinguere tra gli effetti locali e quelli globali delle attività nelle quali si vive immersi, costituisce un ostacolo nel mettere a fuoco e interpretare correttamente i fenomeni economici e politici.
Il tutto non è uguale alla somma delle sue parti.
La istintiva propensione a proiettare gli effetti di un fenomeno locale anche a livello globale spesso produce una “fallacia della composizione”. Una volta confutata la fallacia, il segno di un effetto può uscirne rovesciato da positivo in negativo e viceversa, a volte con serie implicazioni morali, difficili da accettare.

Il “paradosso del risparmio” è un esempio di questo fenomeno.

“Sebbene sia improbabile che l’ammontare dei loro risparmi abbia una qualche significativa influenza sul loro reddito, le reazioni causate dal livello dei loro consumi sui redditi degli altri fanno sì che sia impossibile per tutti gli individui risparmiare una qualsiasi somma data. Ogni tentativo di risparmiare di più riducendo i consumi avrà un effetto tale sugli altri redditi che è destinato a sconfiggersi da solo.”
     J. M. Keynes

Un individuo che è parco nei consumi, spende molto meno di quello che guadagna e investe proficuamente i propri risparmi, nel suo microcosmo locale (familiare) è indubbiamente un essere economicamente virtuoso. Quindi niente di più ovvio che ritenere che, se tutti nella società si comportassero come lui, anche la società sarebbe economicamente virtuosa.
In realtà se così andassero le cose gli esiti non sarebbero affatto positivi. In una società in cui i consumi sono ridotti perché tutti sono grandi risparmiatori il risparmio non potrebbe essere affatto investito, perché mancherebbe la domanda di prodotti necessaria per rendere remunerativo l’investimento. Gli effetti di un grande risparmio sarebbero semplicemente: minore produzione, più disoccupazione e minori redditi. Tutt'altro che un esito virtuoso. E’ il “paradosso del risparmio” evidenziato per primo da Keynes. Per quanto non intuitivo, l’unico modo per avere una economia dove il lavoro ed i redditi non diminuiscono è un livello di consumi tale da rendere remunerativo l’investimento di tutto il risparmio. Se poi si vuole che lavoro e redditi crescano, è necessario che i consumi siano tali da provocare un volume di investimenti maggiore di quello dei risparmi (il sistema bancario rende possibile questa “magia”, grazie al “moltiplicatore del credito”).

Va tenuto presente che il paradosso del risparmio, come ogni fallacia della composizione, opera sempre tra il livello locale ed il livello globale più ampio.
Nel caso del risparmio, in uno stato che commercia con l’estero, il livello globale più ampio è l’intera economia internazionale. A livello nazionale, un grande volume di risparmio potrebbe essere investito in produzioni per l’esportazione e in tal caso avrebbe effetti virtuosi su occupazione e reddito nazionali. Il problema si presenterebbe a livello globale mondiale, perchè non tutte le nazioni possono contemporaneamente esportare, dal momento che l’esportazione per una è una importazione per l’altra, e il saldo globale dell’import-export mondiale è sempre uguale zero (altro effetto “macro” non intuitivo quando si osservano le sue origini “micro”).

I processi di un sistema economico a livello globale formano l’oggetto della macro-economia. Dei problemi delle operazioni economiche dei singoli soggetti (individui e imprese) a livello locale si occupa la micro-economia. Inutile dire che le loro interpretazioni dei fenomeni economici sono spesso in contrasto.

Questo blog, quando affronta problemi economici, lo fa da un punto di vista macro-economico.

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