giovedì 20 settembre 2012

Miopia e presbiopia del risparmio

Miopia e presbiopia nell’uso dei risparmi privano il mondo di investimenti in eternità e lo conducono alla depressione economica.
 

Il desiderio di accumulare fonti di guadagno è caratterizzato da una sorta di miopia che colpisce prevalentemente il soggetto economico ad alto reddito, il quale propende a impiegare una parte crescente del proprio reddito non nel consumo, ma in investimenti, finanziari o produttivi, nell’assunzione di potere aumentare i guadagni senza che ciò abbia un limite.

Nel caso dell’investimento produttivo la miopia conduce ad un eccesso di produzione rispetto alle possibilità di consumo. Ogni investimento genera un profitto solo se alla fine del processo di produzione i beni di consumo finali prodotti vengono venduti ad un prezzo conveniente. Se nell’orizzonte visuale soggettivo del singolo investitore vi può essere ottimismo che i suoi prodotti possano essere venduti, il fatto che nell’insieme dell’economia la propensione a consumare diminuisca, in proporzione al reddito globale, man mano che produzione e redditi crescono, rallenta la crescita della domanda di beni, facendo scendere i ricavi e compromettendo la convenienza degli investimenti.

venerdì 14 settembre 2012

La grande trasformazione

Nel suo libro più famoso, “La grande trasformazione”, Karl Polanyi critica il fondamento antropologico del liberismo economico.
Secondo Adam Smith il fondamento dell’attività economica dell’uomo è la "propensione al baratto, al commercio e allo scambio di una cosa con l’altra" (p. 58).
Polanyi viceversa scrive: "Nonostante il coro di invenzioni accademiche tanto insistente nel diciannovesimo secolo, il guadagno e il profitto nello scambio non hanno mai prima svolto una parte importante nell’economia e per quanto l’istituzione del mercato fosse abbastanza comune a partire dalla tarda Età della Pietra, il suo ruolo era soltanto incidentale nei confronti della vita economica" (p. 57). E continua dicendo che nelle società studiate dagli etnografi moderni si rileva “l’assenza del motivo del guadagno, l’assenza del principio del lavoro per una remunerazione, l’assenza del principio del minimo sforzo e, in particolare, l’assenza di qualunque istituzione separata e distinta basata su motivi economici" (p. 62). In tali società "l’economia dell’uomo, di regola, è immersa nei suoi rapporti sociali. L’uomo non agisce in modo da salvaguardare il suo interesse individuale nel possesso di beni materiali, agisce in modo da salvaguardare la sua posizione sociale, le sue pretese sociali, i suoi vantaggi sociali” (p. 61).

martedì 11 settembre 2012

La nazione ebbra

Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono i nostri desideri.
  O. Wilde
Mentre discendevo lungo fiumi indifferenti, M'avvidi di non essere più in mano ai manovranti.
  A. Rimbaud

La globalizzazione ha provocato, nel corso degli ultimi 20 anni, lo scioglimento delle pre-esistenti reti locali di scambio di merci, capitali e lavoro, per riannodarne le maglie ad un’unica rete globale che ha al suo centro la nazione egemone della globalizzazione, gli Stati Uniti, che con la sua potenza militare ed economica garantisce l’efficacia dell’ordinamento giuridico che norma gli scambi sulla rete.

mercoledì 5 settembre 2012

Tradizione, cambiamento e progetto

Lo sviluppo globale impone a tutte le società di trasformare i propri processi di riproduzione dell’esistenza, perché muta la natura degli scambi con alleati e competitori, con amici e nemici.
Cambiano disponibilità, costo e qualità delle risorse per l’esistenza. Cambiano le competenze necessarie a produrre ciò che può essere scambiato per le risorse di cui si abbisogna.
L’autarchia, quando consentita dalla collocazione nel sistema delle alleanze che governano il mondo, è un’alternativa al cambiamento, ma escludendo dallo scambio e dalle sue opportunità, condanna all’arretratezza relativa, ed espone il fianco alla minaccia dei predatori.