venerdì 10 agosto 2012

Capitalismo finanziario e industriale - Parte 4

Questo post in più parti è una elaborazione molto libera di questo articolo di Michael Hudson From Marx to Goldman Sachs: The Fictions of Fictitious Capital a cui attinge(copia) numerosi contenuti.
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.


Puntate precedenti:
Parte 1 - Introduzione
Parte 2 - La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
Parte 3 - La simbiosi del capitale finanziario con il settore immobiliare

Le scorrerie del capitale finanziario sull'industria

Le operazioni di acquisizione di aziende eseguite prendendo a prestito i capitali necessari all’acquisto, dette di “leveraged buyout ”, sono l'analogo finanziario odierno delle antiche scorrerie di predoni che sequestravano terre e altri beni detenuti dalle comunità e successivamente imponevano tributi o affitti.
Oggi ciò si verifica quando le banche creano credito e lo forniscono a predoni aziendali per operazioni di leveraged buyout o di acquisto di aziende pubbliche che stanno per essere privatizzate. Proprio come il motto degli investitori immobiliari è "affittare per pagare gli interessi", quello dei razziatori aziendali è "fare utili per pagare gli interessi".

L’obiettivo di una operazione di leveraged buyout o di acquisto di una azienda pubblica che sta per essere privatizzata è relativamente semplice: ottenere dalle banche di investimento i prestiti per acquistare l’azienda senza sborsare capitali propri e utilizzare i profitti dell’azienda per pagare gli interessi del prestito, contando sul fatto che i pagamenti degli interessi per una azienda sono deducibili fiscalmente.
Gli specialisti in acquisizioni e le loro banche d'investimento scrutano i bilanci delle aziende “preda” per trovare immobili e altre attività sottovalutate, e per vedere quanto flusso di cassa che ora viene investito a lungo termine in ricerca e sviluppo, ammortamento e modernizzazione può essere dirottato per pagare interessi deducibili fiscalmente. Anche tutto ciò che ora è pagato sotto forma di imposte sul reddito e dividendi allo stesso modo può essere trasformato in pagamenti di interessi deducibili.
Il piano è quello di capitalizzare il flusso di cassa (ebitda) in pagamenti ai banchieri e agli obbligazionisti che anticipano il credito per comprare le azioni dagli attuali azionisti (o da enti governativi).

Permettere agli interessi di assorbire gli introiti fino ad allora versati a titolo di imposte e di dividendi (dopo le imposte) agli azionisti è diametralmente opposto alla sostituzione del debito con fondi propri, come i riformatori del XIX secolo speravano di realizzare.
La conclusione logica - e il sogno dei reparti di marketing delle banche - è che tutti i ​​flussi di cassa - profitti prima di interessi, imposte e ammortamenti - siano versati a titolo di interessi, senza lasciare nulla per le tasse e per il rinnovo e l'ammodernamento del capitale che consenta di aumentare la produttività del lavoro e gli standard di vita. Tutta la rendita fondiaria, il profitto aziendale, le entrate fiscali, il reddito delle persone fisiche e le spese di base debbono essere dati in pegno alle banche e agli obbligazionisti a titolo di interessi.

In tali condizioni le fortune sono fatte molto più facilmente non tramite la formazione di capitale industriale, ma indebitando l'industria, il lavoro e i governi e assorbendo la ricchezza prodotta tramite interessi, altre commissioni finanziarie, bonus e "plusvalenze". Le popolazioni cadono volentieri nei debiti quando sembra che i guadagni possano essere fatti più facilmente acquistando a credito beni immobili o di altro tipo di cui si spera il prezzo cresca a un ritmo superiore al tasso di interesse.

Gli investitori finanziari di oggi mirano al "total return", definito come reddito più guadagni in conto capitale - con crescente enfasi sulle plusvalenze nel settore immobiliare, nelle azioni e nelle obbligazioni.
Le imprese industriali sono sempre più "finanziarizzate". Esse si indebitano non tanto per aumentare la formazione di capitale produttivo ma per acquistare titoli o beni che producano plusvalenze per gli investitori. La fase "bolla" del ciclo finanziario mira a creare l'equivalente finanziario di una macchina a moto perpetuo, sostenente una crescita esponenziale del debito attraverso la creazione di nuovo credito usato in acquisti sufficienti a gonfiare i prezzi di immobiliare, scorte e obbligazioni a un tasso che (almeno per un po') consenta ai debitori di coprire gli interessi in scadenza.

Questa dinamica che spoglia i patrimoni produttivi è antitetica a quella del capitale industriale. Registrati sul lato passivo del bilancio, i titoli finanziari assumono la forma di anti-ricchezza - crediti ottenuti dando in garanzia mezzi di produzione e reddito produttivo.
La dinamica sottostante è fittizia, perché non può rimanere vitale a lungo. Essa consente i pagamenti degli interessi depredando i beni delle imprese, lasciando l'economia con meno capacità di produrre un utile con cui pagare i creditori. E infatti, il settore finanziario distrugge la vita su una scala simile alla conquista militare. Nei paesi più deboli colpiti dalla de-industrializzazione e dalla finanziarizzazione i tassi di natalità cadono, la durata della vita si accorcia e l'emigrazione esplode quando l'economia si polarizza tra una minoranza di super-ricchi e una maggioranza impoverita e senza prospettive di reddito.

Questo è il "libero mercato" alternativo alle riforme dello stato sociale.
Esso caratterizza i piani di austerità del Fondo Monetario Internazionale che incarnano la pianificazione centralizzata per conto del settore finanziario globale. Ma gli ideologi pro-finanza hanno saputo rappresentare la proprietà pubblica, la regolamentazione e la tassazione come una strada verso l’impoverimento e la servitù della gleba, convicendo tutti che la rendita finanziaria garantirà maggiore prosperità e incentivando la partecipazione anche dei lavoratori alla speculazione finanziaria tramite i fondi pensione.
Il finale di partita di questa dinamica è un crollo finanziario, che spazza via i risparmi che sono stati prestati al di là della capacità dell'economia debitrice di pagare.

A questo punto il settore finanziario esercita il suo potere politico per chiedere salvataggi pubblici in un vano tentativo di preservare la capacità del sistema finanziario di continuare a espandersi con la magia dell’interesse composto. Così come gli inquinatori ambientali cercano di spostare i costi del risanamento sul settore pubblico, così il settore finanziario richiede la ripulitura del suo debito inquinato a spese dei cittadini contribuenti.

Il fatto che questo oggi sia stato fatto pubblicamente, nel contesto di una politica democratica, mette in dubbio un'ipotesi basilare di economia politica. Se le economie tendono naturalmente ad agire nel loro interesse, come ha potuto il settore finanziario ottenere tale potenza estrattiva da fare irruzione e smantellare l'industria, ottenendo inoltre l’esenzione dai propri doveri fiscali?
Se i modelli darwiniani di auto-miglioramento spiegano lo sviluppo del secolo scorso, essi devono mostrare come i creditori hanno tradotto il loro potere economico in potere politico alla faccia della riforma democratica parlamentare.
Come è potuto accadere che la pianificazione si sia centralizzata nelle mani di Wall Street e delle sue controparti globali, e non nelle mani del governo e dell'industria, come immaginato quasi universalmente un secolo fa? E perché la critica socialdemocratica, dei partiti di sinistra e degli accademici è diventata così silenziosa di fronte a questo contro-illuminismo economico?

La risposta va cercata nell'inganno e nella segreta manipolazione ideologica tramite "scienza economica spazzatura".
I lobbisti finanziari sanno quello che sanno i parassiti intelligenti: la strategia è quella di catturare il cervello ospite, fargli credere che il parassita è parte del suo stesso corpo. I settori finanziario, assicurativo e immobiliare sono considerati come parte dell'economia, non come parassiti drenanti il nutrimento dell'ospite. Il padrone di casa si spinge fino al punto di proteggere il parassita, come accaduto nei salvataggi di Wall Street e delle banche britanniche a "spese del contribuente" nel 2008-09.

Quando la crescita insostenibile degli oneri finanziari culmina nel collasso finanziario, le banche chiedono salvataggi pubblici. Esse affermano che gli aiuti sono necessari per consentire loro di ricominciare a prestare denaro ai settori produttivi. Ma esse non presteranno più nulla ad imprese già profondamente indebitate e che hanno un patrimonio netto negativo.
Nel tentativo di trasformare la crisi in un'opportunità per ulteriori guadagni, i lobbisti bancari propongono che i governi, anche se già ampiamente indebitati, aiutino i proprietari e gli investitori immobiliari ad evitare il fallimento, tagliando ulteriormente le tasse di proprietà, costringendo allo spostamento del carico fiscale ancora di più sul lavoro e sulle imprese non finanziarie.

I tagli alle tasse sulla ricchezza sono promossi nella speranza, vana, che essa sarà investita produttivamente, invece essa è usata per pagare interessi al settore finanziario o per essere giocata sui mercati finanziari e valutari puntando su tassi di cambio, tassi di interesse, prezzi azionari e obbligazionari, credit default swaps e derivati ​​affini.

L'evoluzione economica non garantisce che sia seguito necessariamente un percorso di massima efficienza. Nonostante il suo grande potere, l'oligarchico Impero Romano, orientato agli interessi dei creditori, collassò e diede inizio al Medio Evo.
Politiche finanziariamente distruttive possono sopraffare il potenziale tecnologico.
La prosperità da bolle speculative è il frutto di plusvalenze su beni acquistati a debito, che penalizzano l'economia in generale. L'aumento dei prezzi delle case alza il costo della vita, come l'aumento dei prezzi delle obbligazioni alza il costo di acquisto di un reddito da pensione, lasciando i fondi pensione incapaci di mantenere le loro promesse.

Puntata successiva: Parte 5 - Il capitalismo dei fondi pensione

Questo post in più parti è una elaborazione molto libera di questo articolo di Michael Hudson From Marx to Goldman Sachs: The Fictions of Fictitious Capital a cui attinge(copia) numerosi contenuti.

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