Non più il mare ma autoveicoli, aeromobili e reti telematiche globali sono il nuovo elemento della avventurosa mobilità “marinara” libero-scambista e affarista, ma anche cacciatrice e corsara, in cerca di guadagni commerciali e da arbitraggio, quando non da predazione a scapito della operosa stanzialità “terrestre”.
mercoledì 29 agosto 2012
Terra e mare
martedì 28 agosto 2012
Il paradosso del risparmio
I microcosmi locali e il macrocosmo globale vivono, nello loro sfere, ciascuno problemi propri, le cui origini però sono comuni nei medesimi processi dei microcosmi locali.
La difficoltà a distinguere tra gli effetti locali e quelli globali delle attività nelle quali si vive immersi, costituisce un ostacolo nel mettere a fuoco e interpretare correttamente i fenomeni economici e politici.
Il tutto non è uguale alla somma delle sue parti.
La istintiva propensione a proiettare gli effetti di un fenomeno locale anche a livello globale spesso produce una “fallacia della composizione”. Una volta confutata la fallacia, il segno di un effetto può uscirne rovesciato da positivo in negativo e viceversa, a volte con serie implicazioni morali, difficili da accettare.
Il “paradosso del risparmio” è un esempio di questo fenomeno.
mercoledì 22 agosto 2012
Sulla recessione attuale
Un sistema economico che ha avuto successo nell’andare oltre il livello di sussistenza produce nella sua fase di sviluppo una quantità crescente di eccedenze.
La distribuzione delle eccedenze ai soggetti economici, pubblici e privati, avviene tramite sistemi di ripartizione che mediano logiche economiche (contributo alla produzione di merci e servizi) e logiche politiche (politica monetaria, creditizia e fiscale e sistema regolamentare pubblico, che hanno innumerevoli ramificazioni ed effetti su costi e ricavi e quindi sui redditi). Tale ripartizione si concretizza nel sistema dei redditi: salari, profitti, rendite finanziarie e rendite immobiliari.
martedì 21 agosto 2012
Produzione e distribuzione della ricchezza nel mondo antico - Parte 4
Parte 1 - Premessa
Parte 2 - Introduzione
Parte 3 - Impresa produttiva commerciale ed etica aristocratica predatoria
Origini dell'impresa produttiva commerciale nel Vicino Oriente antico
Le ricerce antropologiche hanno evidenziato che l'idea che un individuo si preoccupasse del proprio guadagno era estranea alle comunità primitive. Le ragioni della coesione del gruppo erano molto più forti della prospettiva di ottenere benefici. Il commercio primitivo, specie all'interno delle comunità, si muoveva quindi con obiettivi sociali più che economici.
Il commercio si estende indietro in profondità nel Paleolitico, ma la moderna esperienza tribale e la logica suggeriscono che il commercio più arcaico probabilmente si è verificato tramite il reciproco scambio di doni, il cui scopo primario era quello di promuovere la coesione tra i membri della comunità e le relazioni pacifiche tra i capi delle tribù vicine. (Mauss The Gift [1925] è lo studio paradigmatico in questo senso.) Gli studi antropologici hanno documentato come l'atteggiamento tipico in comunità che vivono ai limiti dei livelli di sussistenza è il sospetto che la ricerca individuale di ricchezze tenda a realizzare guadagni a spese degli altri.
venerdì 17 agosto 2012
Produzione e distribuzione della ricchezza nel mondo antico - Parte 3
Impresa produttiva commerciale ed etica aristocratica predatoria
Guardando all'economia del mondo antico in un'ampia prospettiva storica, il fatto che più colpisce è l'iniziale emergere e poi il declinare dell'impresa produttiva commerciale, fino al crollo finale dei mercati che si ebbe con l'ingresso nell'epoca medioevale. Nel mondo classico greco romano in realtà l'impresa non decollò mai e l'origine della ricchezza, o almeno delle grandi fortune, fu sempre predatoria.
Moneta e debito pubblico: al di la delle apparenze
Tramite la moneta i membri di una società si legano in un rapporto reciproco di credito e debito, non dissimile nella sostanza dai legami che attraverso lo scambio di doni univano i membri delle società pre-monetarie.
Il dono o scambio "antropologico" che è stato possibile osservare nelle tribù primitive giunte sino ai tempi moderni crea sempre un qualche vincolo di restituzione, ed è quindi assimilabile ad una obbligazione creditizia.
martedì 14 agosto 2012
Produzione e distribuzione della ricchezza nel mondo antico - Parte 2
Parte 1 - Premessa
Introduzione
Per lungo tempo gli economisti hanno ritenuto l'attitudine economica (commerciale e imprenditoriale), come prerogativa esclusiva di istinti economici individuali.
lunedì 13 agosto 2012
Produzione e distribuzione della ricchezza nel mondo antico - Parte 1
Premessa
In tempi di crisi urta la coscienza l’evidenza di una crescente disparità di condizione tra abbienti ed esclusi. Produzione e distribuzione della ricchezza seguono logiche distinte.
Si lavora molto per distribuire a proprio vantaggio, criminosamente o semplicemente perchè trasferire ricchezza senza produrla spesso è legittimo e parte del gioco economico.
La crisi del debito imperversa come spauracchio per il futuro e nemesi di anni di sprechi.
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 6
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Puntate precedenti:
Parte 1 - Introduzione
Parte 2 - La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
Parte 3 - La simbiosi del capitale finanziario con il settore immobiliare
Parte 4 - Le scorrerie del capitale finanziario sull'industria
Parte 5 - Il capitalismo dei fondi pensione
Conclusioni
Il capitalismo finanziario è diventato una rete di crediti fruttiferi che avvolge e soffoca l'economia di produzione e cresce a ritmi esponenziali. Le sue dinamiche portano a crisi per insolvenza dei debitori, conseguente deflazione da debito e appropriazione indebita dei beni dati in garanzia. L'economia si è trasformata in uno schema Ponzi dove il servizio del debito riscosso (interessi più commissioni) viene riciclato per concedere nuovi prestiti e gonfiare i prezzi dei beni dati in garanzia in misura sufficiente a giustificare ancora nuovi prestiti. Ma un limite a tutto questo è imposto dalla contrazione della capacità dell’economia di produrre surplus di reddito (reddito in più rispetto alle esigenze di sopravvivenza) necessario per coprire il servizio del debito in scadenza. La matematica dell'interesse composto spinge la crescita del debito ad una velocità non raggiungibile dalla economia reale.sabato 11 agosto 2012
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 5
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Puntate precedenti:
Parte 1 - Introduzione
Parte 2 - La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
Parte 3 - La simbiosi del capitale finanziario con il settore immobiliare
Parte 4 - Le scorrerie del capitale finanziario sull'industria
Il capitalismo dei fondi pensione
Le modalità di sfruttamento del lavoro praticate dal capitale finanziario vanno ben oltre quelle utilizzate dal capitale industriale, che lo impiegano per produrre beni da vendere con un profitto, e vanno ben al di là dei semplici prestiti usurari al lavoro (soprattutto mutui per le abitazioni).La parte più “innovativa” delle tecniche di sfruttamento messe in atto dal capitale finanziario è stata l'appropriazione del risparmio dei lavoratori attraverso i fondi pensione e i fondi comuni.
venerdì 10 agosto 2012
Maturità
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 4
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Puntate precedenti:
Parte 1 - Introduzione
Parte 2 - La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
Parte 3 - La simbiosi del capitale finanziario con il settore immobiliare
Le scorrerie del capitale finanziario sull'industria
Le operazioni di acquisizione di aziende eseguite prendendo a prestito i capitali necessari all’acquisto, dette di “leveraged buyout ”, sono l'analogo finanziario odierno delle antiche scorrerie di predoni che sequestravano terre e altri beni detenuti dalle comunità e successivamente imponevano tributi o affitti.Oggi ciò si verifica quando le banche creano credito e lo forniscono a predoni aziendali per operazioni di leveraged buyout o di acquisto di aziende pubbliche che stanno per essere privatizzate. Proprio come il motto degli investitori immobiliari è "affittare per pagare gli interessi", quello dei razziatori aziendali è "fare utili per pagare gli interessi".
giovedì 9 agosto 2012
Lezioni di economia: la moneta
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 3
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Puntate precedenti:
Parte 1 - Introduzione
Parte 2 - La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
La simbiosi del capitale finanziario con il settore immobiliare
Karl Marx si aspettava che il capitale industriale avrebbe usato il suo potere crescente sui governi per nazionalizzare la terra e usare la sua rendita come gettito fiscale di base. Ma sono state le banche che hanno ottenuto la parte del leone della rendita fondiaria, capitalizzandola in prestiti fruttiferi a nuovi acquirenti di immobili.mercoledì 8 agosto 2012
Coraggio e ingegno
Centro e periferia
In tempi difficili le risorse “mobili”, “liquide”, cercano un rifugio sicuro all’interno dei bastioni del potere. Per questo rifugio si paga un “canone di custodia”, ma le proprietà vengono preservate per tempi migliori.
Il centro del potere riceve un compenso cospicuo per la sua protezione, che può spendere in parte per il proprio sfarzo e in parte per investimenti che accrescano ulteriormente la sua forza.
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 2
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Puntate precedenti: Parte 1 - Introduzione
La discussione su quale ruolo produttivo e industriale avrebbe giocato l'alta finanza
Il secolo dal 1815 al 1914 fu relativamente libero da guerre. La Guerra Civile americana fu la più devastante e costosa. Ma invece di ricorrere al prestito dei banchieri, il Nord federale emise una sua propria valuta, il dollaro "greenback", per finanziare la guerra. Questo successo spaventò i banchieri di tutto il mondo e li spinse a raddoppiare la loro propaganda per la "moneta pesante" (convertibile in oro o argento), come se il credito bancario fosse intrinsecamente più solido rispetto alla creazione di moneta da parte di uno stato sovrano. Gli sviluppi successivi contraddirono questa affermazione dei banchieri (oggi nel mondo esiste solo “moneta leggera” non convertibile).martedì 7 agosto 2012
Per quale scopo il rigore monetario?
mercoledì 1 agosto 2012
Capitalismo finanziario e industriale - Parte 1
La posizione di M. Hudson rappresenta una critica molto radicale del capitalismo finanziario internazionale egemonizzato dalle oligarchie finanziarie statunitensi e britanniche. Le sue analisi riguardano prevalentemente l'economia statunitense e molte considerazioni richiederebbero un adattamento al contesto europeo e italiano.
Introduzione
Gli economisti classici svilupparono la teoria del valore-lavoro per potere distinguere il valore reale di un bene (il suo costo di produzione socialmente necessario) dalla rendita economica, che definirono come l'eccesso del prezzo di mercato rispetto al valore reale.Essi definirono "libero mercato" un mercato libero da tale rendita economica "immeritata", un mercato dove i prezzi sono uguali ai costi effettivi di produzione. Di conseguenza la maggior parte dei riformatori esortò - e previde - la nazionalizzazione di terre, monopoli e privilegi bancari, o almeno la tassazione dei loro redditi "immeritati", e auspicò che il sistema bancario sarebbe stato subordinato alle esigenze del capitalismo industriale.
Dormire sonni tranquilli
Mano a mano che aumenta le resilienza del sistema gli elementi si fanno più baldanzosi. Possono cominciare a dirottare a proprio uso sempre più risorse del sistema senza che questo subisca danni irreparabili. Si è formato un ecosistema più robusto. Esso sembra diventare autoregolantesi. Gli individui possono prendersi sempre maggiori libertà. Possono arrivare a rivestire il ruolo di imperatori. Il sistema sembra reggere nonostante tutte le loro mattane.
Un giovane sano di robusta costituzione fisica può ubriacarsi tutte le sere per anni prima di sentirne le conseguenze, il fegato va in cirrosi a 40 o 50 anni, difficilmente a 20 o 25. Il sistema cresciuto robusto può tollerare a lungo polarizzazioni, abusi, egoismi, asservimento e indebolimento dei più deboli. Piano piano inizia a corrompersi e ad indebolirsi ma il decadimento può essere lento. Tanti elementi di buona volontà cercano di continuare a fare il loro dovere. Il crollo può apparire all’orizzonte ma non essere per domani. Le fasi di decadenza possono protrarsi per lungo tempo.
E’ un motivo sufficiente per dormire sonni tranquilli?
Occidente e Oriente di fronte al limite ecologico
L’Oriente, più popoloso, convive da secoli con il problema del proprio limite ecologico. L’Occidente, grazie soprattutto alla scoperta e alla conquista del nuovo mondo, ha goduto di spazi di espansione che ne hanno accellerato il dinamismo e favorito il decollo produttivo e tecnologico.
L’Occidente ha strutturato tutte le proprie infrastrutture politiche ed economiche in funzione di un dinamismo espansivo privo di preoccupazioni per il limite ecologico. L’ipotesi della infinita reperibilità di risorse è incorporata nelle sue costruzioni e nei suoi progetti.
La crisi attuale, di cui una concausa è anche l’esaurimento degli spazi di espansione, pone il dinamismo occidentale in attrito con la disponibilità di risorse energetiche, minerali, agricole ed idrologiche di cui è diventato termometro il prezzo del petrolio,che oramai sale come una febbre quando l’economia si espande, per ridiscendere, ma restando a livelli sempre più alti, quando la crescita rallenta.
L’Oriente non dovrà cambiare troppo la propria mentalità per far fronte alla nuova situazione.
L’Occidente dovrà farsene una ragione e cambiare filosofia di vita se non vorrà passare da un dinamismo virtuoso nell’espansione ad un dinamismo predatorio, redistributivo e distruttivo nella stagnazione.
Per un approfondimento dei motivi della divergenza dei percorsi di Oriente ed Occidente nel loro sviluppo economico consiglio:
"La grande divergenza : la Cina, l'Europa e la nascita dell'economia mondiale moderna" di Kenneth Pomeranz.