mercoledì 5 settembre 2012

Tradizione, cambiamento e progetto

Lo sviluppo globale impone a tutte le società di trasformare i propri processi di riproduzione dell’esistenza, perché muta la natura degli scambi con alleati e competitori, con amici e nemici.
Cambiano disponibilità, costo e qualità delle risorse per l’esistenza. Cambiano le competenze necessarie a produrre ciò che può essere scambiato per le risorse di cui si abbisogna.
L’autarchia, quando consentita dalla collocazione nel sistema delle alleanze che governano il mondo, è un’alternativa al cambiamento, ma escludendo dallo scambio e dalle sue opportunità, condanna all’arretratezza relativa, ed espone il fianco alla minaccia dei predatori.

Una grande pressione è posta sugli individui perché sviluppino nuove competenze e si adattino alle nuove condizioni di scambio. Si chiede loro di abbandonare mansioni e ruoli abituali, fonti di sicurezza materiale, nonché sacralizzati dalla tradizione e compensati dalle gratificazioni che premiano il rispetto di riti e norme condivise, per abbracciarne di nuovi, ove la norma è da costruire e la stabilità sulla quale potrà mettere radici una nuova tradizione è una terra promessa.

Il rapporto tra cambiamento e tradizione diventa conflitto, lacerante e invalidante, quando l’individuo viene a soffrire del limite culturale ed educativo insito nel naturale scontro generazionale e sociale, dove ogni generazione e ogni classe sociale affermata difende le proprie prerogative da quelle emergenti.
L’individuo che deve formarsi in una realtà diversa da quella che ha formato i genitori, così come il figlio di manovale artigiano o agricolo che deve farsi geometra o ingegnere, hanno fame di una cultura e di una educazione al cambiamento, che possono trovare però solo al di fuori del loro ambiente familiare e sociale di origine, ove ogni autorità affermata è disponibile e capace a dare lezioni prevalentemente di tradizione.

In un contesto di continua pressione al cambiamento, quale quello attuale e degli ultimi decenni, è particolarmente meritoria l’opera di quei genitori ed educatori che hanno saputo dare ai giovani e agli emergenti lezioni equilibrate di cambiamento, educando alla mentalità del progetto, come strumento di crescita da una competenza all’altra, da una terra promessa all’altra.

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