mercoledì 16 gennaio 2013

Limite ecologico e geopolitica

Post precedenti della serie:

La barriera del limite ecologico pone le potenze mondiali, che competono per espandere le proprie risorse disponibili, di fronte a scelte strategiche che non hanno precedenti storici.

La competizione per le risorse necessita della possibilità di espandere il limite ecologico globale o in alternativa della possibilità di trasformare la competizione economica in competizione militare per ottenere con la forza l’espansione del proprio limite restringendo quello altrui.
Dopo una corsa durata secoli, che si è fatta galoppante negli ultimi decenni, per l'accumulazione di ricchezza e potenza tramite sviluppo tecnologico, la prospettiva di uno scontro militare per l’accesso alle risorse appare terrificante e senza prospettive.
Se l’opzione militare è, auspicabilmente, preclusa e la barriera del limite ecologico globale si irrigidisce, perché il progresso tecnologico con cui si cerca di espanderla è rallentato dalla sua stessa fame di energia, non rimane che l’alternativa dell’amministrazione degli accessi alle risorse, che può avvenire in modo ordinato solo se sono normati i diritti di accesso e le norme sono fatte rispettare da una forza pubblica globale. Chi non si sottomette alla forza pubblica globale non è più un competitore né un nemico ma diventa un terrorista, un virus che l’organismo internazionale deve debellare e distruggere.

Vista in questa prospettiva la barriera del limite ecologico sembra quindi assumere le forme di un imbuto all’interno del quale è compressa la geopolitica mondiale, che si trova obbligata, obtorto collo, a produrre un ordine pacifico e competitivo al tempo stesso, che non può non essere gerarchico, all’interno del quale le potenze continuano a competere, mostrando i muscoli se il caso, per una posizione di preminenza nella gerarchia. Preminenza che comporta naturalmente diritti di accesso privilegiati e più ampi alle risorse.

Ma questo pone una serie di interrogativi:

  • Con accessi amministrati e privilegiati alle risorse dove va a finire la competizione come strumento di regolazione del successo economico?
  • La gestione amministrata nell’ambito di un equilibrio mondiale gerarchico tra potenze può limitarsi all’accesso alle risorse primarie e non estendersi ai processi produttivi e ai mercati? Potranno coesistere mercati delle risorse amministrati e mercati dei prodotti liberi e autoregolati?
  • E il mercato del lavoro che fine farà? Potrà resistere come unico mercato libero e autoregolato tra mercati amministrati? Non sarà più coerente (necessario) amministrare anche l’accesso alle professioni?
Per ultimo la domanda da un milione di dollari. Ma questi possibili sviluppi sui quali ci interroghiamo riguardano il futuro o sono già in atto? L’imbuto del limite ecologico si trova di fronte a noi o vi siamo già compressi all’interno? Le difficoltà a comprendere gli avvenimenti in corso non sono dovute anche al fatto che stiamo utilizzando categorie interpretative di un vecchio film mentre invece è già stata montata una nuova pellicola e il film non è più lo stesso?

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